La norma più illeberale e giustizialista della storia repubblicana sarà approvata dalla Camera entro una settimana, con l’impegno che sarà cancellata entro la fine della legislatura. E’ il paradosso e insieme il gioco d’azzardo di una politica che non finisce di stupire. Il nuovo codice antimafia, che estende i sequestri e le confische in assenza di giudicato ai sospettati di tutti i reati contro la pubblica amministrazione, compreso il peculato, diventerà legge, almeno per un pò. Così vogliono l’associazione Libera, che l’ha promosso, l’ala giustizialista del Pd, che lo cavalca, il ministro Orlando, che se l’appunta al petto per ingraziarsi una certa magistratura militante, la commissione antimafia, che lo sostiene per difendere le deboli ragioni del suo improbabile ruolo nella democrazia italiana. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, e i cosiddettimoderati della maggioranza ingoieranno il boccone amaro, perchè hanno ricevuto la promessa che, prima di andare alle urne, la norma incriminata sarà espunta dal codice antimafia e cancellata, con un provvedimento ad hoc, da infilare nella legge di bilancio o in qualche altra misura in via di approvazione. In tal modo, il nuovo codice antimafia resterà in piedi, ma senza quella stortura che i migliori giuristi italiani, e lo stesso presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, hanno definito inutile, incostituzionale e controproducente.
L’accordo non è senza precedenti, ma, converrete, è quantomeno irrituale. Vogliamo credere che la trattativa, più o meno segreta, terrà alla tentazione del trabocchetto a Renzi, in una fase della legislatura in cui il segretario del Pd non sembra avere molti amici dentro la maggioranza che sostiene il governo. Vogliamo altresì sperare che, di questa trattativa, sia stato reso edotto il Quirinale, affinchè quest’ultimo non abbia ad eccepire, quando si tratterà di infilare la parziale abrogazione del codice in un percorso legislativo che con i sequestri e le confische non avrà nulla a che vedere. Vogliamo infine sorvolare sull’intero pacchetto del nuovo codice antimafia, che, anzichè ridurre la manomorta giudiziaria dello Stato fondata sulle confische a go-go delle ultime stagioni, la legittima e la rafforza con la costruzione di un nuovo carrozzone burocratico, l’Agenzia dei beni confiscati, che da piccolo ente inutile si avvia a diventare un grande e costoso ente inutile e dannoso.
Da oggi tutti coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia liberale hanno il dovere di vigilare. Perchè, finchè quella norma sarà in piedi, il Paese si troverà con un diritto penale e processuale che fa dell’emergenza la regola, del sospetto la prova, delle garanzie carta straccia, del giudicato un’inutile ritualità , del Parlamento l’ostaggio di gruppi di pressione. Questi ultimi perseguono due obiettivi diversi ma convergenti: mettere l’economia, dopo la politica, sotto la tutela di una parte della magistratura, e alimentare un circuito consociativo e clientelare di cui fanno parte spezzoni della stessa magistratura, della burocrazia, delle professioni e dell’associazionismo.
Che poi questo universo sedicente di sinistra, capeggiato dal guardasigilli Andrea Orlando, abbia cavalcato e difeso con i denti, contro ogni ragionevolezza, una legge fascista, è circostanza figlia della confusione dei tempi. Le misure di prevenzione , infatti, sono figlie di un diritto cosiddetto del doppio binario, un diritto autoritario adottato dopo l’Unità d’Italia dalla destra storica per debellare i briganti, usato dai governi fascisti contro i dissidenti, e sopravvissuto fino ai giorni nostri, nonostante la Carta Costituzionale non ne facesse appositamente menzione con l’intento di abrogarlo. Il Parlamento negli ultimi due decenni ne ha invece esteso i confini e, oggi, con il nuovo codice antimafia, ne fa la regola. Lo Stato di diritto è al tappeto. Chi ha ancora occhi per vedere, e voce per parlare, lo aiuti a rialzarsi.
Il Mattino Mercoledì 20 Settembre 2017